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II Domenica d’Avvento 2012

 

Dal Vangelo secondo Luca (3,1-6)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

 

Per meglio comprendere

Il momento difficile che stiamo vivendo, non solo a livello politico ed economico, ma anche sociale, etico, morale… porta molte persone a un atteggiamento di passività o di pessimismo. Sembrano dire: «Non serve darsi troppo da fare, perché i giochi sono ormai fatti e non c’è nulla di nuovo sotto il sole!».

Come reagiamo noi credenti in questa situazione? Come leggiamo la storia in cui siamo coinvolti?

La buona notizia dell’Avvento è che Dio stesso entra nella nostra storia e si impegna per la sua buona riuscita, aprendo per tutti noi una via di salvezza.

È quanto ci viene raccontato da Luca nel suo Vangelo.

In un contesto dominato da chi conta (l’impero romano), segnato da ambiguità e “scandali” (Erode aveva rubato la moglie a suo fratello Filippo; sommo sacerdote in quel tempo era Anna, ma a esercitare l’autorità era ancora Caifa, deposto per indegnità), l’evangelista ci mostra che la parola di Dio irrompe in questa condizione poco favorevole attraverso la figura di Giovanni Battista («la parola di Dio scese su Giovanni») ed entra di nuovo in azione.

Il motivo di quest’entrata in azione della Parola di Dio ci è indicato dal messaggio di Giovanni, attraverso le immagini tratte dal profeta Isaia (40,3): Dio vuole attuare le sue promesse e impegnarsi a ristabilire una situazione di giustizia (vedi l’immagine dei burroni riempiti e dei colli spianati per dire che ogni disuguaglianza viene superata). I verbi espressi al passivo («sarà riempito», «sarà abbassato») suggeriscono, infatti, che la liberazione dell’uomo e il ristabilimento della giustizia sono prima di tutto iniziativa e opera di Dio che decide di agire. Di fronte a questa azione preveniente e gratuita di Dio, l’uomo è invitato ad accordarvisi, a non ostruire la via che egli sta tracciando nella storia. È quanto è espresso dai verbi «preparate», «raddrizzate», coniugati all’attivo.

«Tale accordo avviene attraverso il dono di conversione: un battesimo per il perdono dei peccati. Dio ci coinvolge in una conversione, ci reimmerge in un cambiamento che libera dal peso degli errori passati, per consentire alla storia di ripartire su una base nuova»; Enzo BIEMMI – Giuseppe LAITI (Edd.), Tempi forti. Sussidio per l’Avvento. Anno C, Bologna, EDB, 1997, 27.

Infine, la descrizione dell’ambiente storico, con la menzione delle varie autorità che reggevano le regioni dove si svolge il ministero di Gesù (Pilato per la Giudea, Erode per la Galilea) e quelle dei territori pagani confinanti (Filippo per l’Iturea e la Traconitide, Lisania per l’Abilene), ci fa capire che questo messaggio di salvezza supera i confini di Israele ed è rivolto a tutti.

Si apre così per ognuno il tempo della salvezza o, come espresso nel versetto finale del Vangelo di questa domenica: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

 

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